La stanza senza porte
Ogni mattina apro gli occhi e mi aspetto di vederla comparire sulla soglia della mia stanza, come faceva sempre. Il silenzio è un vuoto che mi schiaccia il petto, un’assenza che mi segue ovunque, come un’ombra. Gli amici parlano, ridono, e io sorrido per non sembrare fuori posto, ma dentro sento solo una nebbia densa. Le notti sono ancora più pesanti; i ricordi si aggrovigliano e il sonno diventa un lusso che non mi concedo più.
Cerco di riempire le ore con mille attività, ma nulla sembra bastare. È come se fossi intrappolata in una stanza senza porte, con i muri che si avvicinano sempre di più. I suoi oggetti sono ancora lì, al loro posto, come se il tempo si fosse fermato, ma il mondo intorno continua a muoversi, incurante del mio dolore.
Qualche giorno fa, passando davanti a una vetrina, ho visto il riflesso di una ragazza che non riconoscevo più. Nei suoi occhi ho colto una stanchezza profonda, un desiderio muto di essere ascoltata. Forse c’è un modo per uscire da questa stanza senza porte, per trovare un luogo dove le parole possano scorrere libere, senza giudizio. Magari, lasciando che qualcun altro mi aiuti a ritrovare il filo dei miei pensieri, potrei finalmente iniziare a respirare di nuovo