Onde senza riva
Oggi Luca si è svegliato con la sensazione di non essere del tutto reale. Si guarda le mani, muove le dita: ci sono, eppure sembrano distanti, come se appartenessero a qualcun altro. Il mondo intorno ha contorni incerti, come un dipinto su cui qualcuno ha passato le dita per sfumarne i dettagli.
In metropolitana, le voci attorno a lui sono un brusio confuso. Qualcuno ride, e per un istante è convinto che ridano di lui. Si volta di scatto, cercando lo sguardo di chi lo ha deriso, ma nessuno sembra accorgersi della sua presenza. Si sente contemporaneamente invisibile e troppo esposto, fragile come un vetro sul punto di incrinarsi.
Al lavoro, il capo gli rivolge un complimento. È soddisfatto, ma subito dopo un pensiero lo assale: e se fosse ironico? E se domani tutto cambiasse e diventasse il bersaglio di critiche? La certezza del momento si sgretola sotto il peso di un dubbio che sembra più vero della realtà stessa.
La sera, davanti allo specchio, il suo volto gli appare estraneo. “Chi sono oggi?”, si chiede. La risposta non arriva mai del tutto.
Sa che domani potrebbe sentirsi diverso, forse euforico, forse perso in una rabbia improvvisa che non sa da dove viene. Sa anche che certe domande tornano, sempre, come un’eco.
Per molto tempo ha pensato di dover trovare da solo il modo di mettere ordine, di darsi una forma stabile. Ma ultimamente un’idea si fa strada tra le altre: forse, in questo smarrimento, qualcuno potrebbe camminare accanto a lui. Non per dargli risposte pronte, ma per aiutarlo a sopportare il vuoto, a non farsi inghiottire dall’onda che sale.
Forse, pensa, non è necessario farcela da soli.